Alcuni fatti accaduti su X, che recentemente hanno visto protagonista la giornalista Cecilia Sala, e prima di lei altre figure pubbliche, costituiscono l’occasione per parlare di privacy e piattaforme social. Nonostante esse esistano ormai da molti anni, certi principi giuridici essenziali ancora sfuggono a chi le frequenta.
Il tema che si pone, in particolare, è se sia consentito, a fini di autodifesa, ritorsione o altro, rendere pubblici dati personali identificativi di chi sui social, coperto da uno pseudonimo, insulta o addirittura commette illeciti.
Se da un punto di vista umano ed emozionale ciò è comprensibile, e anche giustificabile, dal punto di vista del diritto, invece, non sempre è corretto. Proviamo a spiegare. Va premesso che l’argomento non riguarda solo i cosiddetti dati particolari (o “sensibili”). Anche i dati personali comuni, come nome e cognome, data e luogo di nascita, sono protetti dalla legge.